Lo sciopero di due ore alla Sevel di Atessa indetto dalla Fiom, con conseguente calo di produzione, lascia sgomenti.
Qualcuno cerca di fare politica contro il governo Berlusconi sulle spalle dei lavoratori, scioperando contro un contratto che prevede la regolarizzazione dei lavoratori precari locali, 250 nuove assunzioni per i giovani fino al mese di dicembre e aumenti in busta paga per i lavori straordinari, nonché aumento di produzione del furgone Ducato fino a fine anno, accordo su un’indennità straordinaria come premio di risultato per gli operai relativo all’anno 2011. Probabilmente qualcuno non è ben cosciente della situazione economica attuale dimostrando di avere la memoria corta visto che, fino ad un anno fa, in Val di Sangro si parlava di cassa integrazione e riduzione di organico per lo stabilimento. Il mondo è cambiato radicalmente negli ultimi mesi. Gli anni 60' e 70' sono passati da un pezzo oramai. La politica dello scontro frontare con i datori è controproducente non solo per la ditta, ma anche per i lavoratori. Se la corda viene tirata troppo alla fine si spezza e, in un mondo globalizzato come quello odierno, i professionisti dello sciopero vogliono incentivare gli imprenditori a chiudere battenti in Abruzzo per delocalizzare nell'Est Europa mettendo in crisi un indotto da 15.000 lavoratori?
Ci aspetteremmo maggiore senso di responsabilità da parte di certa classe dirigente!
Qualcuno cerca di fare politica contro il governo Berlusconi sulle spalle dei lavoratori, scioperando contro un contratto che prevede la regolarizzazione dei lavoratori precari locali, 250 nuove assunzioni per i giovani fino al mese di dicembre e aumenti in busta paga per i lavori straordinari, nonché aumento di produzione del furgone Ducato fino a fine anno, accordo su un’indennità straordinaria come premio di risultato per gli operai relativo all’anno 2011. Probabilmente qualcuno non è ben cosciente della situazione economica attuale dimostrando di avere la memoria corta visto che, fino ad un anno fa, in Val di Sangro si parlava di cassa integrazione e riduzione di organico per lo stabilimento. Il mondo è cambiato radicalmente negli ultimi mesi. Gli anni 60' e 70' sono passati da un pezzo oramai. La politica dello scontro frontare con i datori è controproducente non solo per la ditta, ma anche per i lavoratori. Se la corda viene tirata troppo alla fine si spezza e, in un mondo globalizzato come quello odierno, i professionisti dello sciopero vogliono incentivare gli imprenditori a chiudere battenti in Abruzzo per delocalizzare nell'Est Europa mettendo in crisi un indotto da 15.000 lavoratori?
Ci aspetteremmo maggiore senso di responsabilità da parte di certa classe dirigente!
Dott. Ballerini Gianluca
La Destra Arielli
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